"L'Etere è
materia fisica. Non è omogeneo come dichiara la scienza materialista."
"Con l'etere
la cosa non è altrettanto facile. La scienza materiale trova necessario
spiegare in qualche modo la trasmissione dell'elettricità con o senza fili. Con
essa è obbligata a postulare una sostanza più fine di quelle note e chiama
questa sostanza etere. La scienza non sa realmente se l’etere esista, perché
l'ingegnosità degli scienziati non è ancora riuscita ad escogitare un
recipiente nel quale sia possibile chiudere questa sostanza troppo elusiva per
il comodo del « mago del laboratorio ». Questi non può misurarla, né pesarla né
analizzarla con alcuno dei mezzi oggi a sua disposizione."
È chiaro che nella sua epoca l'esistenza dell'etere
veniva postulata e accettata - in mancanza di meglio sembra - da parte della
scienza accademica. Le cose oggi, come vedremo, sono del tutto diverse.
Ma andiamo con ordine.
Per capire la necessità dell'esistenza dell'etere
dobbiamo mettere in moto una funzione psichica che tutti possediamo e tutti
siamo in grado di utilizzare, anche se spesso non lo facciamo in maniera
intelligente o sufficiente: l'osservazione. Come potete capire, non si
tratta di una dote esoterica, ma è una cosa che tutti possiamo utilizzare.
Spesso non è necessario possedere doti particolari per giungere ad una
spiegazione soddisfacente; spesso il solo ostacolo è la nostra pigrizia, da una
parte, e la nostra convinzione di non essere all'altezza, dall'altra. Se invece
ci appoggiassimo a qualche spiegazione tratta da quanto può vedere una persona
chiaroveggente, ne trarremmo non maggiore informazione o beneficio, ma
piuttosto un rischio di maggiore confusione senza alcuna prova valida della
veridicità di quanto ci viene riferito. Essere "chiaroveggente" non
significa affatto sapere quello che si "vede", e l'ascoltatore non
metterebbe in moto le sue proprie doti di indagine restando passivo e,
fatalmente, arricchendo (forse) soltanto l'aspetto intellettuale, ma senza
ricavarne un arricchimento interiore, che dovrebbe essere il vero scopo di una
indagine esoterica.
Campo particolare d'attività dell'etere è quell'aspetto
dell'esistenza che viene definito "Vita". Atteniamoci a quanto
sappiamo - o crediamo di sapere - sulla vita, senza diventare troppo pignoli;
almeno per il momento.
Qualcosa è vivo, cioè dotato di vita, finché non muore.
La morte pare essere anzi forse l'unico modo che ci consenta di stabilire con
sicurezza che prima quel qualcosa che
ora è morto, viveva. In effetti è molto difficile trovare una qualità dirimente
fra ciò che vive e ciò che invece non è dotato di vita. Quando qualcosa muore
però, possiamo affermare con sicurezza che prima era vivo.
Applichiamo allora la nostra osservazione su quanto
succede a quel corpo che prima era vivo e ora muore. Che cosa succede alla
morte di un corpo? Succede qualcosa che tutti osserviamo tutti i giorni: si
decompone. È semplice, no? anzi, è naturale! Già, ma perché si decompone? Il fatto che succeda praticamente sotto i
nostri occhi tutti i giorni non ci fa pensare che questa cosa nasconda un
mistero. Eppure è proprio così che si risolvono i misteri: guardando con occhi
diversi le cose di tutti i giorni. Essendo, cioè, privi di pregiudizi, ossia
essendo spregiudicati.
Il fatto che un corpo si decomponga quando muore,
dovrebbe farci chiedere come mai prima non lo facesse. Se guardiamo
spregiudicatamente a questo processo,
non possiamo non ammettere che esso è la conseguenza di una forza che inizia ad
agire quando un'altra forza (la vita) cessa la sua azione. E più precisamente
esso è il risultato di forze di tipo terrestre, inerenti la materia, che
possono agire soltanto quando altre forze … se ne sono andate. Infatti il
risultato della decomposizione è l'omologazione della materia che prima
appariva distinta e separata, a tutta quell'altra materia formante la terra. In
altre parole, una forza che si opponeva a quella terrestre impedendole di
agire, teneva in un certo modo insieme un corpo, che risultava distinto e
separato dal resto del mondo unicamente grazie a questa forza, dato che quando
l'azione di questa è cessata, la forza terrestre lo ha distrutto. È chiaro
perciò che la forza che formava il corpo è una forza che si oppone a quella
terrestre, è una forza che non è strettamente fisica, dato che può vincere
la materia.
Il secondo principio della termodinamica dimostra come
nella materia dell'universo aumenti sempre più, col trascorrere del tempo, l'entropia, cioè il disordine,
l'omologazione. Constatiamo invece che la materia animata come tale procede nel
verso opposto. Abbiamo visto come l'energia che organizza la materia vitalizzandola
non appartiene al piano fisico e alle sue leggi, la cui energia agisce solo
quando quella non opera più, provocando allora la decomposizione, ossia
l'azione che aumenta l'entropia.
Questa forza antagonista dell'entropia, capace di creare
ordine, in esoterismo viene detta Eterica. In esoterismo diciamo che è
la forza che consente alla vita di costruire ed abitare un corpo.
---
Al giorno d'oggi, però, le frasi di Max Heindel che abbiamo
messo all'inizio non sono più valide, per il semplice motivo che la scienza ha
escluso l'esistenza dell'etere, e sta indagando in altre direzioni. Con questo
complicandosi la vita e costringendosi ad acrobazie mentali e matematiche; ma
questo è affar suo.
Quando è avvenuta questa decisione? Prima di rispondere a
questa domanda, un preambolo appare necessario: non è affatto vero che le
convinzioni scientifiche e le teorie accettate discendono da una pura e astratta
volontà di conoscenza; dietro ci sono sempre delle scelte basate su convinzioni
che sono, in realtà, credenze! E in questo campo, tutto ciò che può condurre a
conclusioni che implichino l'accettazione di qualcosa di non fisico e trascendente
viene scartato a priori, perché
considerato "non scientifico". L'antico detto scolpito sul frontone
dei templi: "Uomo, conosci te stesso e conoscerai l'universo", assume
qui un significato ancora più profondo. Se l'uomo volesse davvero conoscere,
saprebbe che è egli stesso il primo ostacolo da vincere per ottenere il suo
scopo.
La decisione di escludere l'esistenza dell'etere, o
meglio la "prova" scientifica, deriva dal famoso esperimento di
Michelson-Morley del 1887. Lo scopo dell'esperimento era quello di misurare il
cosiddetto vento d'etere, ossia il flusso
dell'etere cosmico che si supponeva riempisse lo spazio - e che avrebbe dovuto
avere fra le altre cose la funzione di trasportare le onde luminose, sonore,
ecc. - flusso che doveva essere provocato dal movimento della Terra. Si pensava
cioè che il vento d'etere dovesse muoversi alla stessa velocità del pianeta, ma
per reazione in direzione opposta.
L'esperimento consisté nella misurazione del tempo di
andata e ritorno di un raggio luminoso, diretto dapprima in direzione del
movimento terrestre, e poi nella direzione opposta; se ci fosse stato il vento
d'etere, il tempo misurato nella stessa direzione, cioè controvento, sarebbe stato diverso (perché ostacolato dal vento
d'etere, appunto) di quello relativo alla direzione contraria, che avrebbe
dovuto essere agevolato e accelerato. Poiché la suddetta differenza non si
verificò, si desunse che l'etere non esiste. Da quel momento l'etere è uscito
dal novero della ricerca e delle elaborazioni scientifiche (vedremo più avanti
che si dovette tuttavia sostituirlo con altre teorie, sia pure in maniera non
consapevole).
Gli insegnamenti esoterici che parlano dell'etere, però,
ne fanno una descrizione che non corrisponde all'idea a partire dalla quale era
stato concepito l'esperimento di Michelson-Morley. Si pensava che l'etere, come
detto, fosse ovunque nell'universo, che ne fosse il substrato per così dire, ma
in realtà (si parla dell'etere Chimico, come diremmo noi) esso non è omogeneo
(come dice Max Heindel nella frase che abbiamo messo all'inizio), ma è parte dell'atmosfera
terrestre, è nella sua aura come lo è nell'aura di un essere vivente, perciò si
muove assieme alla Terra. Gli eteri superiori (fra cui il luminoso) non sono
comunque misurabili con strumenti fisici. Anche se sono fotografabili, come ad
esempio con la camera Kirlian.
Escludere l'etere ha conseguenze importanti per
l'umanità: significa non poter comprendere correttamente la vita, che viene
vista come un prodotto del corpo anziché essere essa che lo fa e lo disfa
secondo le sue necessità. E significa anche non riuscire a darsi la prospettiva
evolutiva del "ritorno alla dimensione eterica", come insegna la
Bibbia quando ci parla dell'Eden (all'inizio) e della Nuova Gerusalemme (alla
fine). Ci stiamo sempre cibando dell'albero
della conoscenza, ma senza l'insegnamento esoterico non arriveremo mai a
cibarci dell'albero della vita,
restando inesorabilmente succubi della morte.
Come abbiamo visto, fino all'inizio del secolo scorso si
postulava l'esistenza dell'etere cercando di spiegare come la luce viaggia
nello spazio, ad esempio come fa dal Sole a raggiungere la Terra: l'etere
forniva il substrato alle onde
luminose che si propagano dalla nostra stella.
Ma se eliminiamo l'etere, il problema si ripresenta
irrisolto; come fa la luce a raggiungere la Terra attraverso lo spazio vuoto?
L'unica soluzione è che non sia composta da onde, ma da particelle: i fotoni. Si è in seguito appurato che
questi fotoni non si trasmettono da un corpo ad un altro in maniera continua,
come ad esempio può fare un flusso d'acqua, ma "a pacchetti
costanti", per cui sono stati chiamati (da Max Plank) "Quanti",
dando inizio alla Meccanica Quantistica. Abbiamo così risolto il
problema? Niente affatto: siamo solo all'inizio! Sì, perché un famoso esperimento
(che fra poco descriveremo) dimostra che queste "palline" non sono
sempre tali: a volte, è vero, si comportano come ci si aspetterebbe da palline,
ma altre volte invece sembrano diventare "onde". È la famosa Dualità
onda-particella.
Prima di andare avanti, c'è una domanda che possiamo fare
a noi stessi: che cosa c'entra tutto questo discorso con l'esoterismo? A parte
il fatto che le stranezze partorite dalla meccanica quantistica hanno fatto sì
che molti divulgatori spirituali vi si siano gettati a capofitto, perché sembra
che ora tutto sia possibile, in particolar modo l'impossibile, tale da poter
suggerire che qualsiasi cosa sia ora dimostrabile, compreso il mondo
invisibile; quello che interessa a noi è più puntuale e … limitato.
La prima cosa è ricordare come funziona in noi la percezione.
Spesso infatti ce lo dimentichiamo, ma ci hanno insegnato che i nostri sensi
funzionano come dei recettori di "segnali" che provengono
dall'esterno, per venire poi trasformati dentro di noi. Nel caso della vista,
come esempio, ma vale per tutti i sensi, la luce riflessa dagli oggetti che ci
circondano raggiunge il nostro occhio, la retina, ecc., si trasforma in un segnale elettrico che attraverso il nervo ottico
raggiunge il cervello nella zona preposta alla vista, e quindi (sic) vedo gli oggetti. Le immagini che
vediamo perciò, nascono dentro di noi,
nel nostro cervello. La percezione è un fatto totalmente interiore! Come lo
sono i colori: essi nascono dentro di noi; nessuno saprà mai come io vedo ad
esempio il giallo, se non entrando dentro di me, cosa ovviamente impossibile.
Quindi il mondo che ci circonda - come si usa dire - non è altro che
un'immagine che creo io in me stesso, sia pure in modo non consapevole e
volontario. E questo vale anche per i suoni, il tatto, ecc. C'è pertanto uno
scambio di energia, potremmo dire, che si influenza a vicenda: ciò che accade
dentro di noi, ma anche ciò che accade fuori di noi.
Un altro aspetto da valutare è il legame che unisce il
corpo fisico di una persona con il proprio corpo vitale eterico: sappiamo dalla
nostra letteratura che quando si esce dal corpo durante il sonno - o durante un
volo animico volontario, per chi sia in grado di farlo - il corpo eterico
rimane legato al fisico attraverso il "cordone argenteo", e
per quanto i due si allontanino fra loro, il legame non si spezza mai (cosa che
provocherebbe la morte del fisico), consentendo il ritorno e la riunificazione.
È importante anche la nozione di aura: ogni corpo
vivente - ma anche un corpo inanimato sia pure in forma molto minore - è
circondato dal corpo eterico che è quello che gli trasmette la vita.
Partiamo da quest'ultimo aspetto. Ricerche scientifiche
cominciano ad appurare che la fotosintesi e perciò la vita agisca proprio a
"pacchetti energetici", in altre parole per "quanti".
Ricerche collaterali dimostrerebbero che il valore di questi pacchetti
corrispondono al famoso numero della proposizione aurea, come possiamo trovare
nello sviluppo di innumerevoli forme vitali. La relazione con l'etere è perciò
immediata.
E veniamo ora all'esperimento annunciato. Se noi
piazziamo uno schermo in una stanza e gli mettiamo davanti un ostacolo con una
fessura verticale, e da una certa distanza dall'ostacolo spariamo da un tubo
delle palline intrise di colore in direzione dell'ostacolo stesso, che cosa
succederà allo schermo? Succederà che le palline che centrano la fessura
passano oltre e vanno a colpirlo, lasciando su di esso il segno del colore come
una scia verticale. Se poi, anziché una sola fessura sull'ostacolo ne facciamo
una seconda, quale sarà il nuovo risultato? Sarà che alcune palline entreranno
in una fessura e altre nell'altra, e sullo schermo si vedranno alla fine due
scie colorate.
Bene, se adesso sostituiamo le palline con dei quanti di
luce, cioè dei fotoni, il risultato, trattandosi di particelle, dovrebbe essere
lo stesso: non avrò due scie colorate, ma scie luminose che appariranno sullo
schermo. Infatti, con una fessura, tutto procede come previsto; quando però le
fessure diventano due, anziché apparire due scie luminose sullo schermo
scopriamo una serie di scie verticali, quello che succederebbe se invece di
"palline" fossero state delle onde ad attraversare l'ostacolo. Se il
pavimento del locale dove si svolge l'esperimento fosse stato in effetti
ricoperto di un liquido, e al posto di palline avessimo gettato un sasso al di
qua delle due fessure, i punti di contatto con lo schermo delle onde così
formate sarebbero corrisposte alle scie luminose dell'esperimento con i fotoni
proiettati contro le due fessure. Allora il comportamento in questo caso
risulta essere stato dovuto ad onde e non a particelle.
Ma allora, la luce è formata da particelle o da onde?
Inutile dire che gli scienziati si stanno ancora arrovellando nella ricerca
della spiegazione, che a tutt'oggi non abbiamo avuto il piacere di conoscere.
Ma non basta: il premio Nobel De Broglie ha scoperto che "non è possibile
osservare la natura ondulatoria" dei corpi, perché sembra che il fatto
stesso di osservarli modifichi la loro natura in corpuscoli!
Ulteriore problema: non si è in grado di conoscere con
precisione la posizione e la velocità di una di queste particelle. Infatti,
quanto più si conosce la velocità, tanto meno possiamo conoscerne la posizione
esatta, e viceversa. È il "principio di indeterminazione di
Heisemberg"; è possibile solo sapere in che zona più o meno si trova: come fosse in un'aura. Sembra
che entrare nell'infinitamente piccolo significhi
entrare in un'altra dimensione, dove vigono leggi differenti dalle
ordinarie, che hanno a che fare con la
nostra percezione, considerando che andarlo a misurare influenza il sistema
che si vuole studiare. Possiamo dire che la posizione di una particella si
trova solo come probabilità (la cosiddetta "funzione d'onda").
Ultima questione (ce ne sarebbero molte da approfondire),
riguarda il cosiddetto "entanglement", per il quale due fotoni che
sono stati in relazione fra loro, anche se separati da migliaia di chilometri
continuano a rispondere nello stesso modo agli stimoli cui uno dei due viene
sottoposto (ricordate il cordone argenteo?). l'entanglement inoltre ci ricorda
come ciò che sembra miracoloso alla scienza materiale sia invece la normalità
in campo spirituale: come è possibile ad entità superiori sentire le nostre preghiere loro rivolte, a condizione che esse
siano in sintonia con loro? Come è possibile che seguendo il Servizio di
Guarigione possiamo arrivare agli AA. II. e questi ai malati? È possibile con
la risonanza magnetica, termine usato proprio nelle spiegazioni quantistiche.
Eppure la meccanica quantistica funziona: ormai la
chimica, l'elettronica, ecc., si avvalgono delle sue molteplici applicazioni
tecnologiche.
Che cosa concludere? L'esperienza nel mondo fisico ci fa
credere che il mondo là fuori sia
come lo percepiamo: chiamiamo realtà qualcosa che è "solo" rappresentazione interiore.
---
Altro che insegnamenti antichi, dove per antichi molti
intendono superati: gli insegnamenti esoterici sono in grado di affrontare i più
grandi "misteri" sui quali la scienza moderna, grazie alle sue più
avanzate ricerche e scoperte, si sta scervellando. E talvolta proporre la loro
soluzione almeno concettuale. Gli insegnamenti esoterici ci consentono di
trovare più risposte agli enigmi della scienza, degli scienziati stessi, che sono
chiusi nell'illusione della materia.
Passiamo adesso dai misteri
dell'infinitamente piccolo a quelli dell'infinitamente
grande.
La psicologia sa ormai benissimo che la parte cosciente
della mente umana è solo il 5%: il resto è inconscio. Ma sembra che questa sia
una legge applicata anche alla nostra capacità percettiva, perché si sta scoprendo
che quello che una volta veniva descritto come l'insieme del cosmo, con i suoi
corpi celesti, galassie, stelle, pianeti, satelliti, meteoriti, ecc., - cioè la
parte visibile - subisce la stessa
sorte: forma solo il 5% della "massa" dell'universo. C'è più massa,
molta più massa, di quella che riusciamo ad osservare e a misurare
direttamente.
Gli astrofisici si stanno trovando di fronte a prove
sperimentali e matematiche che li mettono in grave difficoltà, perché
l'applicazione delle leggi che governano in piccolo (si fa per dire) il sistema
solare, non sono più applicabili nelle galassie se pensiamo che siano formate
solo da ciò che osserviamo delle stesse.
In un sistema solare la velocità di rotazione dei pianeti
attorno alla stella diminuisce con la distanza dalla stella stessa: i pianeti
più lontani, per i quali la forza di attrazione gravitazionale verso la stella
è minore, per mantenere l'equilibrio dell'orbita e impedirsi di venire espulsi
dal sistema, ruotano più lentamente di quelli più vicini.
Quando però si è andati a misurare la velocità di
rotazione delle stelle più lontane dal centro della loro galassia, si è visto
che la loro velocità di rotazione era superiore al dovuto, e che sarebbero
dovute essere espulse a meno che non formassero loro tutta la massa della
galassia, ma vi fosse una massa maggiore di quella da noi osservabile.
Si è fatto un esperimento per provare a quantificare questa massa invisibile, chiamata materia oscura, applicando la distorsione della luce prevista dalla teoria della relatività: una grande massa ha la proprietà di "deviare" la luce. Ebbene, osservando la distorsione della luce causata da una massa che si interpone fra l'osservatore e la fonte luminosa, il risultato dà una quantità di massa molto maggiore di quella che sarebbe dovuta alla massa visibile.
Dai calcoli effettuati, risulta che la parte visibile dell'universo copre solo il 5%
della massa totale,
la parte non visibile, ma comunque registrabile dai nostri strumenti, copre un altro 10 %,
così che la materia
oscura dell'universo risulta essere ben l'85% del totale.
Altre osservazioni più approfondite che non è il caso qui
di analizzare, hanno consentito di vedere come è distribuita nell'universo
questa materia oscura, e si è appurato che la stessa non è uniforme (come dicemmo
all'inizio e come affermano gli insegnamenti esoterici quando parlano
dell'etere) ma si concentra ad alone (aura)
attorno alle galassie e alle masse planetarie.
Riteniamo perciò che sia ora che la scienza accademica
abbandoni l'idea della non esistenza di quello che la scienza esoterica
definisce etere, perché pare proprio
che questo coincida con la cosiddetta materia oscura: si tratta del nostro
Etere Chimico, che è quella forza che dà forma alla materia come suo prodotto
più denso. Come sappiamo, la Regione Eterica fa parte del Mondo Fisico, per cui
ha tutte le carte in regola per causare i risultati delle scoperte della
scienza materiale quando questa si avvicini all'ordine di grandezze infinitesimali.
L'universo che percepiamo è solo una minima parte di quello che fino ad oggi
abbiamo creduto, credendo ciecamente ai nostri sensi.
Accettare l'esistenza dell'etere significherebbe accettare
piani di vita più sottili di quello materiale, aprendo la strada ad una
rivoluzione scientifica capace finalmente di uscire da una visione puramente
materiale con prospettive ancora inimmaginabili (anche applicative e in grado
di dare spiegazioni in ogni campo, oltre che morali). Pare che ormai anche gli
scienziati inizino a trovarsi davanti a quella "scelta" di campo di
cui accennavamo all'inizio. Accetteranno la scommessa?
Commenti
Posta un commento
Dài pure il tuo contributo