DIAPASON Giugno 2018 - Perché soffriamo?



Ci piace questo mese trascrivere nell'Editoriale il seguente pensiero, preparato dall'amica Carmen Valle del Centro di Barcellona per il prossimo incontro europeo di Agosto in Austria.
Dio ha sempre uno scopo in tutto ciò che ci accade, proposito che noi non conosciamo, ed è per questo che quando attraversiamo periodi difficili ci chiediamo “il perché”. In molte occasioni Egli permette malattie o altre difficoltà al fine di far crescere e maturare la nostra fede. Ciò avviene perché la malattia ci mostra quanto siamo fragili, ed è con frequenza che in queste circostanze di sofferenza sperimentiamo un maggior bisogno di avvicinarci a Dio. Però a volte ci ribelliamo contro Dio e ci chiediamo: Dio esiste? Dov'è Dio? Ne ho bisogno e non mi ascolta. Perché permette questa sofferenza? Io mi sono fatta queste domande in più di un'occasione. Perché ero ceca, non vedevo oltre, finché non trovai la Filosofia che mi diede delle linee guida da seguire per comprendere il motivo delle cose…
Quando quelli che soffrono siamo noi, crediamo che il nostro caso sia prioritario e niente possa essere più importante. Questo approccio è sbagliato. Che difficile è attendere nella sofferenza e non ricevere risposta da Dio! Il silenzio nell'attesa ci consuma interiormente. Però non possiamo giudicare una situazione finché non sia giunta al suo termine. Solo quando vedremo le cose terminate potremo comprendere come Dio agisce in nostro favore. Non dimentichiamo che noi vediamo la vita dall'oggi, dal nostro presente, mentre Dio la vede dall'eternità. Quando raggiungeremo lo stesso punto, non dubiteremo dell'infinita saggezza di Dio e pregheremo dicendo: Sia fatta la tua volontà e non la mia". Quando tutto sarà passato, è certo che non avremmo desiderato che le cose fossero andate in un altro modo. Dobbiamo imparare che l'amore di Dio si manifesta nel suo ritardo nel rispondere alle nostre richieste.
Quando è formata, la farfalla lotta per molto tempo per liberarsi dalle fibre che la circondano. Se osserviamo questo lungo processo, forse ci impazientiamo e abbiamo la tentazione di aiutarla. In questo caso, possiamo tagliare con delle piccole forbici le fibre che la circondano per far sì che la farfalla esca facilmente; dobbiamo però sapere che il nostro aiuto servirà solo ad accorciare la sua vita. Ci può sembrare che con la nostra compassione la stiamo aiutando, ma dobbiamo sapere che la pressione che sperimenta nel corso della sua lunga uscita le serve a gonfiare le ali con il sangue che si è accumulato nell'addome. Così tutto questo doloroso processo serve ad indurire e ad asciugarsi le sue ali prima di iniziare a volare. Se la liberiamo dalla sua sofferenza o cerchiamo di abbreviarla, avremo terminato anche la sua breve vita.

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