Ci piace questo mese
trascrivere nell'Editoriale il seguente pensiero, preparato dall'amica Carmen
Valle del Centro di Barcellona per il prossimo incontro europeo di Agosto in
Austria.
Dio
ha sempre uno scopo in tutto ciò che ci accade, proposito che noi non conosciamo,
ed è per questo che quando attraversiamo periodi difficili ci chiediamo “il perché”.
In molte occasioni Egli permette malattie o altre difficoltà al fine di far
crescere e maturare la nostra fede. Ciò avviene perché la malattia ci mostra
quanto siamo fragili, ed è con frequenza che in queste circostanze di
sofferenza sperimentiamo un maggior bisogno di avvicinarci a Dio. Però a volte
ci ribelliamo contro Dio e ci chiediamo: Dio esiste? Dov'è Dio? Ne ho bisogno e
non mi ascolta. Perché permette questa sofferenza? Io mi sono fatta queste
domande in più di un'occasione. Perché ero ceca, non vedevo oltre, finché non
trovai la Filosofia che mi diede delle linee guida da seguire per comprendere
il motivo delle cose…
Quando
quelli che soffrono siamo noi, crediamo che il nostro caso sia prioritario e niente
possa essere più importante. Questo approccio è sbagliato. Che difficile è attendere
nella sofferenza e non ricevere risposta da Dio! Il silenzio nell'attesa ci consuma
interiormente. Però non possiamo giudicare una situazione finché non sia giunta
al suo termine. Solo quando vedremo le cose terminate potremo comprendere come
Dio agisce in nostro favore. Non dimentichiamo che noi vediamo la vita
dall'oggi, dal nostro presente, mentre Dio la vede dall'eternità. Quando
raggiungeremo lo stesso punto, non dubiteremo dell'infinita saggezza di Dio e
pregheremo dicendo: Sia fatta la tua volontà e non la mia". Quando tutto
sarà passato, è certo che non avremmo desiderato che le cose fossero andate in
un altro modo. Dobbiamo imparare che l'amore di Dio si manifesta nel suo
ritardo nel rispondere alle nostre richieste.
Quando
è formata, la farfalla lotta per molto tempo per liberarsi dalle fibre che la
circondano. Se osserviamo questo lungo processo, forse ci impazientiamo e
abbiamo la tentazione di aiutarla. In questo caso, possiamo tagliare con delle
piccole forbici le fibre che la circondano per far sì che la farfalla esca
facilmente; dobbiamo però sapere che il nostro aiuto servirà solo ad accorciare
la sua vita. Ci può sembrare che con la nostra compassione la stiamo aiutando,
ma dobbiamo sapere che la pressione che sperimenta nel corso della sua lunga
uscita le serve a gonfiare le ali con il sangue che si è accumulato
nell'addome. Così tutto questo doloroso processo serve ad indurire e ad
asciugarsi le sue ali prima di iniziare a volare. Se la liberiamo dalla sua
sofferenza o cerchiamo di abbreviarla, avremo terminato anche la sua breve
vita.
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