Etere fra Scienza ed Esoterismo


Nella Cosmogonia dei Rosacroce troviamo le seguenti frasi con cui Max Heindel descrive l'etere:

"L'Etere è materia fisica. Non è omogeneo come dichiara la scienza materialista."
"Con l'etere la cosa non è altrettanto facile. La scienza materiale trova necessario spiegare in qualche modo la trasmissione dell'elettricità con o senza fili. Con essa è obbligata a postulare una sostanza più fine di quelle note e chiama questa sostanza etere. La scienza non sa realmente se l’etere esista, perché l'ingegnosità degli scienziati non è ancora riuscita ad escogitare un recipiente nel quale sia possibile chiudere questa sostanza troppo elusiva per il comodo del « mago del laboratorio ». Questi non può misurarla, né pesarla né analizzarla con alcuno dei mezzi oggi a sua disposizione."

È chiaro che nella sua epoca l'esistenza dell'etere veniva postulata e accettata - in mancanza di meglio sembra - da parte della scienza accademica. Le cose oggi, come vedremo, sono del tutto diverse.
Ma andiamo con ordine.
Per capire la necessità dell'esistenza dell'etere dobbiamo mettere in moto una funzione psichica che tutti possediamo e tutti siamo in grado di utilizzare, anche se spesso non lo facciamo in maniera intelligente o sufficiente: l'osservazione. Come potete capire, non si tratta di una dote esoterica, ma è una cosa che tutti possiamo utilizzare. Spesso non è necessario possedere doti particolari per giungere ad una spiegazione soddisfacente; spesso il solo ostacolo è la nostra pigrizia, da una parte, e la nostra convinzione di non essere all'altezza, dall'altra. Se invece ci appoggiassimo a qualche spiegazione tratta da quanto può vedere una persona chiaroveggente, ne trarremmo non maggiore informazione o beneficio, ma piuttosto un rischio di maggiore confusione senza alcuna prova valida della veridicità di quanto ci viene riferito. Essere "chiaroveggente" non significa affatto sapere quello che si "vede", e l'ascoltatore non metterebbe in moto le sue proprie doti di indagine restando passivo e, fatalmente, arricchendo (forse) soltanto l'aspetto intellettuale, ma senza ricavarne un arricchimento interiore, che dovrebbe essere il vero scopo di una indagine esoterica.

Campo particolare d'attività dell'etere è quell'aspetto dell'esistenza che viene definito "Vita". Atteniamoci a quanto sappiamo - o crediamo di sapere - sulla vita, senza diventare troppo pignoli; almeno per il momento.
Qualcosa è vivo, cioè dotato di vita, finché non muore. La morte pare essere anzi forse l'unico modo che ci consenta di stabilire con sicurezza che prima quel qualcosa che ora è morto, viveva. In effetti è molto difficile trovare una qualità dirimente fra ciò che vive e ciò che invece non è dotato di vita. Quando qualcosa muore però, possiamo affermare con sicurezza che prima era vivo.
Applichiamo allora la nostra osservazione su quanto succede a quel corpo che prima era vivo e ora muore. Che cosa succede alla morte di un corpo? Succede qualcosa che tutti osserviamo tutti i giorni: si decompone. È semplice, no? anzi, è naturale! Già, ma perché si decompone? Il fatto che succeda praticamente sotto i nostri occhi tutti i giorni non ci fa pensare che questa cosa nasconda un mistero. Eppure è proprio così che si risolvono i misteri: guardando con occhi diversi le cose di tutti i giorni. Essendo, cioè, privi di pregiudizi, ossia essendo spregiudicati.
Il fatto che un corpo si decomponga quando muore, dovrebbe farci chiedere come mai prima non lo facesse. Se guardiamo spregiudicatamente  a questo processo, non possiamo non ammettere che esso è la conseguenza di una forza che inizia ad agire quando un'altra forza (la vita) cessa la sua azione. E più precisamente esso è il risultato di forze di tipo terrestre, inerenti la materia, che possono agire soltanto quando altre forze … se ne sono andate. Infatti il risultato della decomposizione è l'omologazione della materia che prima appariva distinta e separata, a tutta quell'altra materia formante la terra. In altre parole, una forza che si opponeva a quella terrestre impedendole di agire, teneva in un certo modo insieme un corpo, che risultava distinto e separato dal resto del mondo unicamente grazie a questa forza, dato che quando l'azione di questa è cessata, la forza terrestre lo ha distrutto. È chiaro perciò che la forza che formava il corpo è una forza che si oppone a quella terrestre, è una forza che non è strettamente fisica, dato che può vincere la materia.
Il secondo principio della termodinamica dimostra come nella materia dell'universo aumenti sempre più, col trascorrere del tempo, l'entropia, cioè il disordine, l'omologazione. Constatiamo invece che la materia animata come tale procede nel verso opposto. Abbiamo visto come l'energia che organizza la materia vitalizzandola non appartiene al piano fisico e alle sue leggi, la cui energia agisce solo quando quella non opera più, provocando allora la decomposizione, ossia l'azione che aumenta l'entropia.
Questa forza antagonista dell'entropia, capace di creare ordine, in esoterismo viene detta Eterica. In esoterismo diciamo che è la forza che consente alla vita di costruire ed abitare un corpo.

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Al giorno d'oggi, però, le frasi di Max Heindel che abbiamo messo all'inizio non sono più valide, per il semplice motivo che la scienza ha escluso l'esistenza dell'etere, e sta indagando in altre direzioni. Con questo complicandosi la vita e costringendosi ad acrobazie mentali e matematiche; ma questo è affar suo.
Quando è avvenuta questa decisione? Prima di rispondere a questa domanda, un preambolo appare necessario: non è affatto vero che le convinzioni scientifiche e le teorie accettate discendono da una pura e astratta volontà di conoscenza; dietro ci sono sempre delle scelte basate su convinzioni che sono, in realtà, credenze! E in questo campo, tutto ciò che può condurre a conclusioni che implichino l'accettazione di qualcosa di non fisico e trascendente viene scartato a priori, perché considerato "non scientifico". L'antico detto scolpito sul frontone dei templi: "Uomo, conosci te stesso e conoscerai l'universo", assume qui un significato ancora più profondo. Se l'uomo volesse davvero conoscere, saprebbe che è egli stesso il primo ostacolo da vincere per ottenere il suo scopo.

La decisione di escludere l'esistenza dell'etere, o meglio la "prova" scientifica, deriva dal famoso esperimento di Michelson-Morley del 1887. Lo scopo dell'esperimento era quello di misurare il cosiddetto vento d'etere, ossia il flusso dell'etere cosmico che si supponeva riempisse lo spazio - e che avrebbe dovuto avere fra le altre cose la funzione di trasportare le onde luminose, sonore, ecc. - flusso che doveva essere provocato dal movimento della Terra. Si pensava cioè che il vento d'etere dovesse muoversi alla stessa velocità del pianeta, ma per reazione in direzione opposta.
L'esperimento consisté nella misurazione del tempo di andata e ritorno di un raggio luminoso, diretto dapprima in direzione del movimento terrestre, e poi nella direzione opposta; se ci fosse stato il vento d'etere, il tempo misurato nella stessa direzione, cioè controvento, sarebbe stato diverso (perché ostacolato dal vento d'etere, appunto) di quello relativo alla direzione contraria, che avrebbe dovuto essere agevolato e accelerato. Poiché la suddetta differenza non si verificò, si desunse che l'etere non esiste. Da quel momento l'etere è uscito dal novero della ricerca e delle elaborazioni scientifiche (vedremo più avanti che si dovette tuttavia sostituirlo con altre teorie, sia pure in maniera non consapevole).
Gli insegnamenti esoterici che parlano dell'etere, però, ne fanno una descrizione che non corrisponde all'idea a partire dalla quale era stato concepito l'esperimento di Michelson-Morley. Si pensava che l'etere, come detto, fosse ovunque nell'universo, che ne fosse il substrato per così dire, ma in realtà (si parla dell'etere Chimico, come diremmo noi) esso non è omogeneo (come dice Max Heindel nella frase che abbiamo messo all'inizio), ma è parte dell'atmosfera terrestre, è nella sua aura come lo è nell'aura di un essere vivente, perciò si muove assieme alla Terra. Gli eteri superiori (fra cui il luminoso) non sono comunque misurabili con strumenti fisici. Anche se sono fotografabili, come ad esempio con la camera Kirlian.

Escludere l'etere ha conseguenze importanti per l'umanità: significa non poter comprendere correttamente la vita, che viene vista come un prodotto del corpo anziché essere essa che lo fa e lo disfa secondo le sue necessità. E significa anche non riuscire a darsi la prospettiva evolutiva del "ritorno alla dimensione eterica", come insegna la Bibbia quando ci parla dell'Eden (all'inizio) e della Nuova Gerusalemme (alla fine). Ci stiamo sempre cibando dell'albero della conoscenza, ma senza l'insegnamento esoterico non arriveremo mai a cibarci dell'albero della vita, restando inesorabilmente succubi della morte.




Come abbiamo visto, fino all'inizio del secolo scorso si postulava l'esistenza dell'etere cercando di spiegare come la luce viaggia nello spazio, ad esempio come fa dal Sole a raggiungere la Terra: l'etere forniva il substrato alle onde luminose che si propagano dalla nostra stella.
Ma se eliminiamo l'etere, il problema si ripresenta irrisolto; come fa la luce a raggiungere la Terra attraverso lo spazio vuoto? L'unica soluzione è che non sia composta da onde, ma da particelle: i fotoni. Si è in seguito appurato che questi fotoni non si trasmettono da un corpo ad un altro in maniera continua, come ad esempio può fare un flusso d'acqua, ma "a pacchetti costanti", per cui sono stati chiamati (da Max Plank) "Quanti", dando inizio alla Meccanica Quantistica. Abbiamo così risolto il problema? Niente affatto: siamo solo all'inizio! Sì, perché un famoso esperimento (che fra poco descriveremo) dimostra che queste "palline" non sono sempre tali: a volte, è vero, si comportano come ci si aspetterebbe da palline, ma altre volte invece sembrano diventare "onde". È la famosa Dualità onda-particella.

Prima di andare avanti, c'è una domanda che possiamo fare a noi stessi: che cosa c'entra tutto questo discorso con l'esoterismo? A parte il fatto che le stranezze partorite dalla meccanica quantistica hanno fatto sì che molti divulgatori spirituali vi si siano gettati a capofitto, perché sembra che ora tutto sia possibile, in particolar modo l'impossibile, tale da poter suggerire che qualsiasi cosa sia ora dimostrabile, compreso il mondo invisibile; quello che interessa a noi è più puntuale e … limitato.
La prima cosa è ricordare come funziona in noi la percezione. Spesso infatti ce lo dimentichiamo, ma ci hanno insegnato che i nostri sensi funzionano come dei recettori di "segnali" che provengono dall'esterno, per venire poi trasformati dentro di noi. Nel caso della vista, come esempio, ma vale per tutti i sensi, la luce riflessa dagli oggetti che ci circondano raggiunge il nostro occhio, la retina, ecc., si trasforma in un segnale elettrico che attraverso il nervo ottico raggiunge il cervello nella zona preposta alla vista, e quindi (sic) vedo gli oggetti. Le immagini che vediamo perciò, nascono dentro di noi, nel nostro cervello. La percezione è un fatto totalmente interiore! Come lo sono i colori: essi nascono dentro di noi; nessuno saprà mai come io vedo ad esempio il giallo, se non entrando dentro di me, cosa ovviamente impossibile. Quindi il mondo che ci circonda - come si usa dire - non è altro che un'immagine che creo io in me stesso, sia pure in modo non consapevole e volontario. E questo vale anche per i suoni, il tatto, ecc. C'è pertanto uno scambio di energia, potremmo dire, che si influenza a vicenda: ciò che accade dentro di noi, ma anche ciò che accade fuori di noi.
Un altro aspetto da valutare è il legame che unisce il corpo fisico di una persona con il proprio corpo vitale eterico: sappiamo dalla nostra letteratura che quando si esce dal corpo durante il sonno - o durante un volo animico volontario, per chi sia in grado di farlo - il corpo eterico rimane legato al fisico attraverso il "cordone argenteo", e per quanto i due si allontanino fra loro, il legame non si spezza mai (cosa che provocherebbe la morte del fisico), consentendo il ritorno e la riunificazione.
È importante anche la nozione di aura: ogni corpo vivente - ma anche un corpo inanimato sia pure in forma molto minore - è circondato dal corpo eterico che è quello che gli trasmette la vita.

Partiamo da quest'ultimo aspetto. Ricerche scientifiche cominciano ad appurare che la fotosintesi e perciò la vita agisca proprio a "pacchetti energetici", in altre parole per "quanti". Ricerche collaterali dimostrerebbero che il valore di questi pacchetti corrispondono al famoso numero della proposizione aurea, come possiamo trovare nello sviluppo di innumerevoli forme vitali. La relazione con l'etere è perciò immediata.
E veniamo ora all'esperimento annunciato. Se noi piazziamo uno schermo in una stanza e gli mettiamo davanti un ostacolo con una fessura verticale, e da una certa distanza dall'ostacolo spariamo da un tubo delle palline intrise di colore in direzione dell'ostacolo stesso, che cosa succederà allo schermo? Succederà che le palline che centrano la fessura passano oltre e vanno a colpirlo, lasciando su di esso il segno del colore come una scia verticale. Se poi, anziché una sola fessura sull'ostacolo ne facciamo una seconda, quale sarà il nuovo risultato? Sarà che alcune palline entreranno in una fessura e altre nell'altra, e sullo schermo si vedranno alla fine due scie colorate.
Bene, se adesso sostituiamo le palline con dei quanti di luce, cioè dei fotoni, il risultato, trattandosi di particelle, dovrebbe essere lo stesso: non avrò due scie colorate, ma scie luminose che appariranno sullo schermo. Infatti, con una fessura, tutto procede come previsto; quando però le fessure diventano due, anziché apparire due scie luminose sullo schermo scopriamo una serie di scie verticali, quello che succederebbe se invece di "palline" fossero state delle onde ad attraversare l'ostacolo. Se il pavimento del locale dove si svolge l'esperimento fosse stato in effetti ricoperto di un liquido, e al posto di palline avessimo gettato un sasso al di qua delle due fessure, i punti di contatto con lo schermo delle onde così formate sarebbero corrisposte alle scie luminose dell'esperimento con i fotoni proiettati contro le due fessure. Allora il comportamento in questo caso risulta essere stato dovuto ad onde e non a particelle.
Ma allora, la luce è formata da particelle o da onde? Inutile dire che gli scienziati si stanno ancora arrovellando nella ricerca della spiegazione, che a tutt'oggi non abbiamo avuto il piacere di conoscere. Ma non basta: il premio Nobel De Broglie ha scoperto che "non è possibile osservare la natura ondulatoria" dei corpi, perché sembra che il fatto stesso di osservarli modifichi la loro natura in corpuscoli!
Ulteriore problema: non si è in grado di conoscere con precisione la posizione e la velocità di una di queste particelle. Infatti, quanto più si conosce la velocità, tanto meno possiamo conoscerne la posizione esatta, e viceversa. È il "principio di indeterminazione di Heisemberg"; è possibile solo sapere in che zona più o meno si trova: come fosse in un'aura. Sembra che entrare nell'infinitamente piccolo significhi entrare in un'altra dimensione, dove vigono leggi differenti dalle ordinarie, che hanno a che fare con la nostra percezione, considerando che andarlo a misurare influenza il sistema che si vuole studiare. Possiamo dire che la posizione di una particella si trova solo come probabilità (la cosiddetta "funzione d'onda").
Ultima questione (ce ne sarebbero molte da approfondire), riguarda il cosiddetto "entanglement", per il quale due fotoni che sono stati in relazione fra loro, anche se separati da migliaia di chilometri continuano a rispondere nello stesso modo agli stimoli cui uno dei due viene sottoposto (ricordate il cordone argenteo?). l'entanglement inoltre ci ricorda come ciò che sembra miracoloso alla scienza materiale sia invece la normalità in campo spirituale: come è possibile ad entità superiori sentire le nostre preghiere loro rivolte, a condizione che esse siano in sintonia con loro? Come è possibile che seguendo il Servizio di Guarigione possiamo arrivare agli AA. II. e questi ai malati? È possibile con la risonanza magnetica, termine usato proprio nelle spiegazioni quantistiche.
Eppure la meccanica quantistica funziona: ormai la chimica, l'elettronica, ecc., si avvalgono delle sue molteplici applicazioni tecnologiche.
Che cosa concludere? L'esperienza nel mondo fisico ci fa credere che il mondo là fuori sia come lo percepiamo: chiamiamo realtà qualcosa che è "solo" rappresentazione interiore.

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Altro che insegnamenti antichi, dove per antichi molti intendono superati: gli insegnamenti esoterici sono in grado di affrontare i più grandi "misteri" sui quali la scienza moderna, grazie alle sue più avanzate ricerche e scoperte, si sta scervellando. E talvolta proporre la loro soluzione almeno concettuale. Gli insegnamenti esoterici ci consentono di trovare più risposte agli enigmi della scienza, degli scienziati stessi, che sono chiusi nell'illusione della materia.
Passiamo adesso dai misteri dell'infinitamente piccolo a quelli dell'infinitamente grande.

La psicologia sa ormai benissimo che la parte cosciente della mente umana è solo il 5%: il resto è inconscio. Ma sembra che questa sia una legge applicata anche alla nostra capacità percettiva, perché si sta scoprendo che quello che una volta veniva descritto come l'insieme del cosmo, con i suoi corpi celesti, galassie, stelle, pianeti, satelliti, meteoriti, ecc., - cioè la parte visibile - subisce la stessa sorte: forma solo il 5% della "massa" dell'universo. C'è più massa, molta più massa, di quella che riusciamo ad osservare e a misurare direttamente.
Gli astrofisici si stanno trovando di fronte a prove sperimentali e matematiche che li mettono in grave difficoltà, perché l'applicazione delle leggi che governano in piccolo (si fa per dire) il sistema solare, non sono più applicabili nelle galassie se pensiamo che siano formate solo da ciò che osserviamo delle stesse.
In un sistema solare la velocità di rotazione dei pianeti attorno alla stella diminuisce con la distanza dalla stella stessa: i pianeti più lontani, per i quali la forza di attrazione gravitazionale verso la stella è minore, per mantenere l'equilibrio dell'orbita e impedirsi di venire espulsi dal sistema, ruotano più lentamente di quelli più vicini.
Quando però si è andati a misurare la velocità di rotazione delle stelle più lontane dal centro della loro galassia, si è visto che la loro velocità di rotazione era superiore al dovuto, e che sarebbero dovute essere espulse a meno che non formassero loro tutta la massa della galassia, ma vi fosse una massa maggiore di quella da noi osservabile.

Si è fatto un esperimento per provare a quantificare questa massa invisibile, chiamata materia oscura, applicando la distorsione della luce prevista dalla teoria della relatività: una grande massa ha la proprietà di "deviare" la luce. Ebbene, osservando la distorsione della luce causata da una massa che si interpone fra l'osservatore e la fonte luminosa, il risultato dà una quantità di massa molto maggiore di quella che sarebbe dovuta alla massa visibile.


Dai calcoli effettuati, risulta che la parte visibile dell'universo copre solo il 5% della massa totale,
la parte non visibile, ma comunque registrabile dai nostri strumenti, copre un altro 10 %,
così che la materia oscura dell'universo risulta essere ben l'85% del totale.
Altre osservazioni più approfondite che non è il caso qui di analizzare, hanno consentito di vedere come è distribuita nell'universo questa materia oscura, e si è appurato che la stessa non è uniforme (come dicemmo all'inizio e come affermano gli insegnamenti esoterici quando parlano dell'etere) ma si concentra ad alone (aura) attorno alle galassie e alle masse planetarie.
Riteniamo perciò che sia ora che la scienza accademica abbandoni l'idea della non esistenza di quello che la scienza esoterica definisce etere, perché pare proprio che questo coincida con la cosiddetta materia oscura: si tratta del nostro Etere Chimico, che è quella forza che dà forma alla materia come suo prodotto più denso. Come sappiamo, la Regione Eterica fa parte del Mondo Fisico, per cui ha tutte le carte in regola per causare i risultati delle scoperte della scienza materiale quando questa si avvicini all'ordine di grandezze infinitesimali. L'universo che percepiamo è solo una minima parte di quello che fino ad oggi abbiamo creduto, credendo ciecamente ai nostri sensi.
Accettare l'esistenza dell'etere significherebbe accettare piani di vita più sottili di quello materiale, aprendo la strada ad una rivoluzione scientifica capace finalmente di uscire da una visione puramente materiale con prospettive ancora inimmaginabili (anche applicative e in grado di dare spiegazioni in ogni campo, oltre che morali). Pare che ormai anche gli scienziati inizino a trovarsi davanti a quella "scelta" di campo di cui accennavamo all'inizio. Accetteranno la scommessa?

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