DIAPASON Maggio 2019 - Il valore del sacrificio

"Prendere d'assalto il cielo" è uno dei motti del ricercatore dello spirito, il cui significato invita ad accelerare il naturale, e lento, procedere dell'evoluzione individuale attraverso ripetute incarnazioni più o meno simili le une alle altre. Quel motto invita a fare un salto, a dare un colpo di reni, violentando quasi la natura in favore di un avanzamento che si potrebbe definire "soprannaturale". È la via iniziatica, che tuttavia è prevista, perché non si tratta di nient'altro che di anticipare la via riservata, più tardi, a tutti gli altri. Ma percorrere tale via più breve - ma assai più stretta - richiede volontà ferma e capacità di sacrificio. Ed è proprio su quest'ultima parola che c'è da riflettere: spesso ci viene ricordato come "sacrificio" e "sacrificare" voglia dire "rendere sacro"; ma al giorno d'oggi sappiamo che cosa davvero vuol dire sacrificio?
È un termine che suona quasi come una bestemmia nel mondo moderno, nel quale sembra che ogni cosa, ogni desiderio, possa essere immediatamente soddisfatto, in questo modo annullando lo sforzo sia di volontà che di sacrificio. Ma se ci guardiamo attorno la soddisfazione di ogni capriccio non pare portare alla felicità cui si aspirava; pare anzi che meno fatica si debba fare per ottenere qualcosa, meno contenti siamo nel momento in cui il desiderio si avvera. Raccontano le persone più anziane che ai loro tempi le cose non stavano proprio così: si desideravano cose che oggi sono alla portata di chiunque, ma quanta fatica, quanto lavoro e quanta attesa prima di poterle realizzare. E quell'attesa era come una specie di carica, che più si accumulava più sprigionava gioia nel momento tanto atteso della soddisfazione. Oggi è tutto veloce, tutto, o quasi, a portata di mano, ed è spesso come un ingoiare velocemente tanto cibo, senza soffermarci a gustarlo. Senza più forza di volontà e soprattutto senza più sacrificio. Ma se guardiamo alle vecchie foto ingiallite che si usavano fare una volta, vediamo per lo più volti sorridenti, magari per l'occasione, mentre basta dare un'occhiata a tanti giovani dei nostri giorni, per scoprire più insoddisfazione, sguardi insoddisfatti se non arrabbiati. Le sfilate di moda rappresentano uno specchio fedele di un tale spirito: le modelle con passo svelto ti passano davanti con occhi truci e corrucciati, e sembra che siano pronte a prendere a pugni il primo che passi loro davanti.
Che cosa concludere? Che non è la soddisfazione di un desiderio - anche sessuale, considerato che nel "libero" mondo occidentale abbiamo sempre più problemi di sterilità - a renderci felici. La felicità può nascere solo da dentro, mentre i desideri vengono da fuori; e anche doversi sacrificare per "rendere sacra" una cosa qualsiasi è un ottimo esercizio per riuscire ad "assaltare il cielo". La scelta è personale, e deriva dalla risposta alla domanda: ne vale la pena?

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